Viviamo in un contesto naturale, in cui niente viene trattenuto, ma tutto donato. Se un fiore fosse geloso del proprio profumo e con un atto di EGOismo decidesse di non condividerlo, noi non potremmo apprezzarlo. E se facessero lo stesso gli uccelli, tutti gli animali, il sole, le nuvole, l’acqua, gli alberi, le piante … In che modo o mondo vivremmo? Se trattenessimo per noi ciò che riteniamo utile agli altri su questo piano di esistenza, saremmo egoisti. Se poi ci rendiamo conto che la condivisione con gli altri, altro non è che non un atto d’amore incondizionato grazie al quale completiamo noi stessi, possiamo facilmente cogliere il significato della ‘frase’: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Non farlo, al contrario, ci secca.
Se una lama non può tagliarsi se stessa, Se una telecamera non può registrare se stessa Se uno specchio non può vedere se stesso Allora chi è quello che dice per esempio: “Mi osservo leggere” Oppure chi quella che dice, sempre per esempio: “Sento che sono in pace con me stessa” Riflettendoci bene.. chi è quello che guardandosi allo specchio afferma: “Mi vedo!” Chi o cosa è? E dove è?
Una manciata d’anni ovvero l’equivalente di queste nostre vite, che siano 20 o 100 anni non equivale neanche ad una frazione di secondo rispetto all’eternità; e noi siamo eternità.
Credere di possedere una qualsiasi cosa, in realtà è pura illusione, una sorta di auto difesa che si contrappone alla comprensione profonda di non possedere assolutamente niente. Niente di niente. Neanche un respiro.
Illudersi di avere qualcosa è una strategia inconscia per non crollare nel vuoto da cui siamo venuti ed a cui dobbiamo obbligatoriamente fare ritorno.. che siano 20 o 100 anni. Questa strategia ha degli effetti collaterali, uno su tutti: la sofferenza.
Il raggiungimento di un elevato grado di sofferenza ci permette, come una grazia, di acquisire consapevolezza, iniziando così a domandarci se il gioco (l’illusione) vale la candela (sofferenza).
Cosa succede materialmente o fisicamente, quando decidi di ‘lasciar andare’ un pensiero?
Riflettendoci bene, ci si accorge che un pensiero lascia andare (si dimentica) di un altro pensiero.
Quindi, chi lascia andare il pensiero? “Io”. E cos’è “io”?
Risposta:
“io” è una struttura di pensieri. ”io” non esiste, niente di tangibile, niente di fisico o materiale. ”io” è un pensiero che lascia andare un altro pensiero e che poi quasi immediatamente si attacca ad un altro pensiero…e così via.
In ultima analisi, “io“ è una rete, un aggroviglio di pensieri e niente più.
Quanti sono gli “io”, che hanno il coraggio di verificare? O meglio…
Quanti sono gli “io”, che hanno il coraggio di suicidarsi?
Se il mio corpo è coscienza, non può essere un corpo, perché non è possibile che le due cose siano la stessa cosa, sarebbe dualità. Se rimango a lungo in silenzio e rifletto su questo, concludo che non esiste un corpo, c’è solo coscienza che conosce se stessa come pura presenza, non conosce ne universo ne corpi ne problemi, ne guerre e brutalità. Apparirà chiaro che non c’è nulla di male nel mondo e nulla che succede.
Intorno a noi c’è confusione, molta confusione, a volte sembra quasi che regni la follia. Non è vero? Ci sforziamo di capire le cose, cerchiamo di dargli un senso, ma sembra sempre più uno sforzo immane. Questo sforzo ci sfinisce, nel vero senso della parola. Cediamo tutte le nostre energie senza alcun ritorno, questa follia o confusione non è destinata a tornare alla normalità. Chi ancora la rincorre, finirà ben presto per accorgersene. Chi invece la promuove, è un ingannatore.
Viviamo nell’era della confusione, nota come “Il Kali Yuga”. Negli antichi testi vedici come il “Visnu purana”, scritto circa 1600 anni fa, sono ben spiegate le quattro ere: Krta, Treta, Dvapara e Kali. Comprendono in tutto i 12.000 anni degli Dèi e vi sono successioni infinite di queste quattro età. La prima è Krta, l’ultima quella di Kali; nella prima vi è creazione nell’ultima (la nostra Kali), vi è la dissoluzione del mondo; nell’età del Kali, regna la follia.
Cito del testualmente.
L’orgoglio della ricchezza sarà ispirato dal possesso di beni insignificanti.. Le donne lasceranno i loro mariti quando perderanno i loro possedimenti e solo gli uomini ricchi saranno considerati dalle donne come i loro veri signori.. Chi spenderà più denaro sarà il capo degli uomini.. Le menti degli uomini saranno completamente occupate dal pensiero di acquisire ricchezza e la ricchezza sarà spesa solamente per gratificare i sensi.. Le donne seguiranno i loro istinti e cercheranno sempre il piacere.. Gli uomini concentreranno i loro desideri sulla ricchezza, anche se ottenuta in modo disonesto.. Le Persone avranno sempre il terrore della povertà e della miseria.. E passeranno parte delle loro vite nella paura della fame.
I principi, invece di proteggere, saccheggeranno i loro sudditi, con il pretesto della riscossione dei tributi toglieranno ai mercanti la loro proprietà.. Oppressi dalla fame e dalle tasse, gli uomini lasceranno le loro terre native e andranno in altri paesi per guadagnarsi da vivere. Il percorso dei veda sarà cancellato, gli uomini saranno condotti all’eresia, l’ingiustizia sarà ovunque e la durata della vita diminuirà..
I saggi stimeranno la fase dell’età di Kali in proporzione all’estensione della follia.. In questo modo gli uomini saggi si accorgeranno dell’aumento dell’influenza dell’età di Kali.. Nell’età di Kali, gli uomini corrotti dai miscredenti, si asterranno dall’ adorare Visnu.. Diranno: che bisogno c’è di purificarsi con l’acqua? Quindi le nuvole porteranno poca pioggia. Il frumento sarà la luce nell’orecchio e il grano sarà poco e di scarsa linfa… Dotati di poca sensibilità, gli uomini soggetti a tutti i vizi della mente, della parola e del corpo, peccheranno ogni giorno; ogni cosa che, normalmente considerato oppressiva, viziosa, impura e miserabile, verrà generata nell’età di Kali.
Perché è così preziosa la nostra esistenza qui, adesso, nell’era del Kali Yuga? Perché l’uomo può acquisire da uno sforzo insignificantetanta virtù, quanta ne avrebbe ricevuta dopo tantissimi sforzi nell’aere precedenti.
Cito testualmente:
.. nell’età di Kali, l’uomo potrà acquisire da uno sforzo insignificante e tanta virtù quanta ne avrebbe ricevuta dopo tantissimi sforzi nell’età di Krta, l’età della purezza..
..Il frutto della penitenza, del decoro, della preghiera silenziosa e di cose simili praticate nell’età di Krta per 10 anni nell’età di Treta in un anno, nell’età di Dvapara per un mese, è ottenuto in un giorno e una notte nell’età di Kali.. Nell’età di Kali, un uomo mostra le più grandi virtù con uno sforzo molto piccolo.
Se quanto stai leggendo ti appassiona veramente, sappi che è una virtù, non è casuale, sei molto fortunata/o, hai un ottimo karma. Sii grata/o, approfondisci questa tua curiosità.
Se al contrario non sei attratto/a da questi argomenti, va bene lo stesso, ognuno è perfetto così com’è.
Penso che quando dimostriamo risentimento, rancore o quando per esempio decidiamo di non dare un saluto, un riscontro positivo a qualcuno, non siamo noi che decidiamo. Sono i nostri petali.
Noi siamo il fiore, ovvero tutto, compresi i petali, ma infinitamente più ‘importanti’ dei soli petali.
I petali cadono, sono mortali, il fiore no, è collegato alla Sorgente che anima ogni cosa.
I petali cadono e marciscono, il fiore può cambiare forma (quella che noi chiamiamo morte è una trasmutazione) in verità il fiore vive in eterno.
Tutte le volte che i petali decidono per noi in senso separativo, il fiore ne soffre, fino a seccarsi e poi “morire” o meglio trasmutare.
Se incontro qualcuno per strada e non lo saluto perché..mi ha detto, mi ha fatto ecc.. il fiore soffre, il petalo crede di ‘dimostrarsi migliore’, ma si illude, perché vive per mezzo del fiore, che soffre e lui soffre di conseguenza.
Come possiamo migliorare i nostri petali? Osservandoli quando si esprimono, con lo sguardo compassionevole che meriterebbe un bambino.
Come poter scoprire il fiore? Osservando i nostri petali con la massima attenzione, senza giudizio o condanna.
Quando S.Paolo affermava “Io muoio ogni giorno” (1 Cor 15:31), credo si riferisse proprio questo. Lasciare andare i nostri falsi se, i nostri petali, per scoprire la Vita Eterna.
Il nostro caro priore D.Lorenzo Righi tanti anni fa, ci aiutava con questa riflessione. Che bello poterla condividere.